Il mio esame d'Avvocato 2010
Conclusosi l'esame, racconto la mia
impressione.
L'esame, è soprattutto una prova fisica.
Sveglia alle 5 del mattino, arrivo per le 6:30, due ore in fila con il clima
piacevole di Dicembre, e poi intorno alle 8:30 si entra.
I posti dietro, qualora li si cercasse, ovviamente
sono occupati da tutti coloro che sviluppano malattie tropicali per ottenere un
certificato al fine di passare dal varco speciale.
La traccia viene dettata mediamente verso le
11, da allora scattano le 7 ore, ed inizia il Caos. Bisogna viverlo per
comprenderlo fino in fondo.
Nulla ogni possibilità di concentrazione,
con gente che urla al tuo fianco, chi chiede continue delucidazioni, così come
anche tu ne chiedi e quindi dai parimenti fastidio.
Palmari ovunque, il bagno come luogo di aggregazione
per comunicare con l'esterno e sbirciare i tanti (inutili) pareri ed atti che
ognuno porta con sé, ma che servono solo ad arricchire le copisterie di
Mezzocannone. Dopo la dettatura, ci si confronta e partono i primi commenti:
“questa la so, dice Tizio, sono nel panico come si fa? Ribatte Caio”.
Intanto ci si guarda intorno, e si colgono
sguardi terrorizzati di chi mai ha sentito parlare di prestazione d’opera
intellettuale e di delitto tentato. Sguardi sornioni di chi è troppo furbo per
preoccuparsi, perché sa già che otterrà la traccia sul cellulare.
I furbi sono loro, tu sei il fesso.
Blackberry ed Iphone impennano le vendite nel periodo natalizio, e le case
produttrici ringraziano il Consiglio Nazionale Forense.
C’è sempre qualcuno più furbo di te. Il
tempo passa e non hai ancora scritto molto.
Arrivano le ultime due ore e capisci che
dovresti iniziare a copiare. Scatta l’ansia.
Inizi a ricopiare tra mille dubbi, la forma
non ti piace ed hai dimenticato come volevi meglio sviluppare quel punto.
Oramai è tardi, tornare indietro significa essere l’unico che pensa quando
ormai tutti scrivono, non puoi.
Il tempo non è mai sufficiente, possono
darti anche due giorni consecutivi.
Quando senti la voce del Presidente che
invita alla consegna, ti agiti ulteriormente e la mano si muove ancora più
convulsa.
Finalmente termini anche la bella, ma le
incertezze permangono. Arriva poi il collega di turno che, prospettandoti una
soluzione completamente diversa, ti fa credere che il tuo compito sia utile per
pulire i vetri. Ma non demordi, e se si sbaglia?
Allora lo rileggi, poi lo pieghi, apri la
busta, e lo inserisci. Attendi un altro po’, potresti cambiare sempre idea.
Poi ti decidi, sei un adulto ed assumi le
tue responsabilità: togli la linguetta, eserciti pressione e chiudi la busta.
E’ fatta, ormai è andata. Il tuo compito è in viaggio verso la Corte di Appello.
Uscendo dalla Mostra d’Oltremare, ti auguri
solo una cosa: “Io, speriamo che me la cavo”.
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